Image of businesswoman lying on clouds with tablet pc

Non credere all’hype sui social, la vita è altrove

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

Leggevo di recente un’intervista alla cantante Mirò in cui diceva più o meno “la società oggi ci costringe a dare sempre l’immagine del vincente, ma la vita non è così, la vita ha alti e bassi“.

Parole, alle fine, di semplice buon senso, ma che possono sembrare rivoluzionarie. Specie guardando a quello che succede sui social.

E in particolare a Facebook, dove la comunicazione è spesso molto meno spontanea di quello che si potrebbe credere. Da quando è apparso il pulsante “like” (oggi sembrano secoli, ma in realtà nei primi anni dello sviluppo del sito non c’era) si sono introdotti sul network meccanismi simili a quelli televisivi, di ricerca dell’audience a tutti i costi.

Spesso si scrive qualcosa che non è proprio vero, o non è del tutto vero. O è solo una parte della verità, quella più rosea, uno spicchio selezionato, volto a dare l’impressione che tutto vada bene, che siamo fantastici, che spargiamo “positività” e dunque il mondo deve adeguarsi, essere positivo con noi, e soprattutto, darci un “like”.

C’è del vero nella faccenda della positività, ma le cose sono più complesse: il realismo magico, o l’approccio New Age per cui il mondo è soltanto una proiezione di come lo vediamo si scontra con un problema ancora irrisolto: il male (e il dolore) esistono.

Persone splendide per esempio, senza motivo, senza che ci sia una spiegazione logica, spesso si ammalano, anche in modo grave. Per fare un altro esempio un po’ più leggero, tutta la positività del mondo, non serve a far durare una coppia, se non è in grado di restare unita nei momenti difficili.

Non ci sono solo le gioie nella vita, ci sono anche gli scazzi, e tanti.

Anche andare d’accordo con gli altri non è sempre positivo, se questo vuol dire rinunciare ai propri principi, a quello che si è e in cui si crede.

So quello di cui parlo: è successo qualche volta anche a me. Eppure, se guardo il mio feed, si popola quasi sempre di immagini perfette, storie di successi, di visite a paesi speciali, di incontri con personaggi famosi, di imprese lavorative, sportive o familiari.

Anche questo fa parte della vita, certo, e il fatto che fra i miei contatti ci siano tante persone che per lavoro viaggiano molto e hanno occasione di conoscere persone interessanti, indubbiamente aiuta.

Ma quelli sono solo dei puntini, in un arazzo molto più complesso che è la nostra vita; un quadro che è fatto, come è naturale, di luci ed ombre e che non sempre è comunicabile. Per pudore, riservatezza, discrezione, per alcuni. Perché stonerebbe con la loro immagine di “trionfatori”, per altri.

It’s a choice between truth and fiction, and the whole world has gone astray“, si deve fare una scelta fra verità e finzione, diceva Van Morrison, per chiudere con un altro cantante.

Io la mia scelta, in linea di massima e finché riesco, l’ho fatta. Scrivere meno, e se possibile, solo le cose che sento veramente. Accettando quel grado di “impopolarità” (relativa, comunque, stiamo parlando pur sempre solo di qualche amico sui social e io non sono certo un Vip) che è inevitabile se non si segue sempre “l’onda”.

E voi, che scelta avete fatto?

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>