Surveillance State, “alegality” e le rivelazioni del Guardian

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Che le agenzie di sicurezza statunitensi monitorino gran parte delle comunicazioni, non solo nazionali, non e’ certo una

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Telecommunication-Antenna__36092 (Photo credit: Public Domain Photos)

novità. Lo si dice e scrive da anni, anche se non è facile avere conferme a prova di bomba, solo indiscrezioni filtrate da qualche ex dipendente preoccupato di come l’America si stia velocemente trasformando in un “surveillance State” con alcuni punti in comune con gli Stati autoritari che sovente critica.

Gli strepiti di Grande Fratello sono comprensibili e fondati, ma non servono più di tanto a modificare la situazione. Più interessante e’ forse, tentare di capire come si sia arrivati a questo punto.

L’altro giorno mi trovavo all’Oxford Internet Institute per un seminario su “Us telecommunications Security from the Ford administration to Obama“, tenuto da John Laprise, ricercatore americano di stanza all’Università Northwestern in Qatar.

Fra le cose interessanti che raccontava, vi riporto alcuni spunti:

– La paranoia americana in maniera di sicurezza, aumentata in maniera esponenziale da Bush figlio in poi, è una diretta continuazione di quella della Guerra Fredda. Indovinate chi c’era ai vertici della macchina burocratica dell’amministrazione Ford, misconosciuto presidente fra le cui opere rientra la realizzazione della prima legge organica sulle telecomunicazioni in Usa? Due vecchie conoscenze che ritroveremo trent’anni dopo: Donald Rumsfeld e Dick Cheeney. Già in quegli anni la Nsa gioca un ruolo fondamentale, assicurandosi, di fatto, il controllo sui progetti di reti proposti dai carrier a cui, in particolari ambiti, viene imposto di utilizzare una tecnologia di criptazione posseduta a quei tempi, dalla sola agenzia.

– Non c’è niente o quasi di illegale in quanto portato avanti oggi dalla Nsa. La lettera della legge  è tale che per ottenere i metadati di una conversazione , non serve un mandato del giudice. Per metadati si intende qui identità del chiamante e del destinatario, durata della chiamata, ora della stessa, ecc. Quindi in questa fase l’agenzia – si presume – non ha accesso al contenuto effettivo della conversazione. Tramite degli algoritmi automatici questi metadati vengono poi analizzati alla ricerca di pattern sospetti che possano far pensare a qualche iniziativa illegale o terroristica.

– Una volta individuati tali pattern, gli uomini della sicurezza si recano da un giudice chiedendo accesso al contenuto della conversazione, affermando che si tratta di informazioni importanti per la sicurezza nazionale. Il giudice generalmente acconsente: non solo, ma può ordinare al carrier di non rivelare in alcun modo la presenza di un’indagine. Tutto perfettamente legale. O meglio, alegale (si parla quindi alegality) dato che vengono sfruttati vari buchi neri nelle norme, in maniera piu’ o meno furba. Supponiamo che un’agenzia possa spiare solo le comunicazioni internazionali, non quelle su suolo americano: basta che i pacchetti di dati vengano reindirizzati su qualche server estero perchè tale protezione venga meno.

– Insomma, bisogna cambiare e adeguare le norme. Ma c’è un problema: la percezione della privacy negli States;  è okay dice Laprise - per il governo spiare i cittadini, anzi non è nemmeno considerato vero e proprio spionaggio, se questo serve a proteggerli dalle minacce esterne, magari da qualche governo o terrorista straniero. Si torna ancora alla Guerra Fredda. Sempre lì.

 

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